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Personaggi Illustri

Bayclus de Gorzone  (-1545-)

Non ci rimangono notizie particolari e dettagliate.

 

Giovannolo Federici  (-1379-)

Non ci rimangono notizie particolari e dettagliate.

 

Gerolamo Federici  (-1544-)

Nacque in una famiglia aristocratica originaria della Val Camonica; la madre Margherita Buttinoni, era sorella di Giovanni Maria Buttinoni, un ecclesiastico che risiedeva a Roma e che nel 1545 diverrà vescovo di Sagona. Il 6 agosto 1576 Gregorio XIII lo elesse vescovo di Lodi; ma rimase ancora in Piemonte e prese possesso della nuova diocesi solo nel dicembre 1577. Quell'anno pubblicò a Torino i Generalia decreta in visitatione edita, una raccolta di decreti per l'applicazione della riforma tridentina nello stato sabaudo. I decreti di Federici rimasero tuttavia inapplicati per l'opposizione di Emanuele Filiberto.

 

Luigi Federici  (Brescia 1540 -   )

Letterato di buona fama, fu primo dei fondatori dell'Accademia degli "Occulti" di Brescia e legò il suo nome ad alcune opere di giurisprudenza. Alcune "Satire" - "Della vera filosofia e delle leggi”.

 

Cesare Federici  (c. 1530 - 1600/1603)

Nato a Venezia ma da Stirpe di antica agnazione lombarda  nel secolo XVI. La sua Famiglia era dedita ai commerci ed egli per tradizione seguì le orme del Padre e fece per quel motivo una spedizione in Oriente, nel 1562. Per Cipro e Tripoli di Siria si condusse in Aleppo e di qui insieme con una carovana di mercanti Armeni si diresse al Golfo Persico con l’intenzione di navigare nelle Indie Orientali. Visitate Babilonia, Bagdad e Bazzora, si fermò alcun tempo in Horny allora centro principale del traffico fra l’Occidente e la Persia. Approdato poi in India vi percorse gli stabilimenti commerciali di recente fissati dai Portoghesi, raccogliendo preziose notizie, non solo su quanto formava oggetto dei suoi traffici, ma sulle condizioni, costumi ed abitudini di quei popoli. Fu a Veylan e di là a Sumatra, quindi si portò in Malacca, e caricata una nave di spezierie, volse al Perù ove risalì per circa 200 metri entro terra per andare a trafficare. Nel 1569 essendo riuscito a raccogliere molto danaro si dispose a rimpatriare ma varie disavventure lo ridussero a mal partito e gli fecero perdere quasi tutto quello che aveva guadagnato. Senza smarrirsi d'animo riprese il suo viaggio tornando una volta ancora, al Perù dove si trattenne fintanto che la sorte gli fu propizia e dove poté rifarsi diventando anzi più ricco di prima. Messosi quindi in cammino per ritornare per la via di Aleppo e Gerusalemme e Tripoli a Venezia, vi giunse nel 1581. Di questi viaggi il nostro ha lasciato una relazione delle più interessanti del suo tempo, ricchissima di notizie, rappresenta una fonte di prim'ordine e come tale fu ampiamente utilizzata nel secolo XVI e nel seguente è fresca e colorita prosa, sebbene naturalmente senza pretesa letteraria. Edita per la prima volta a Venezia nel 1587, fu tradotta l'anno dopo in Inglese ed ebbe ancora molte altre edizioni. Altri figli della Famiglia operarono, certamente, in Patria e fuori dei confini di essa sempre nell'interesse di lei, ma i nomi sono stati involati dal tempo che "spazza fin le rovine."

 

Bernardino Celeri (-1480-)

Bernardino Celeri e Simone da Lovere furono dei primi a portar l’arte tipografica in Treviso e in Venezia nel 1480.

Da storia di Bergamo di Ignazio Cantù.

CELERI (Cellerius, Celerius, de Celeris, de Celleri, Celerio), Bernardino. - Nacque a Lovere (Bergamo), presumibilmente intorno alla metà del sec. XV. Esercitò la professione di tipografo nel Veneto, e appunto dai libri da lui stampati tra il 1478 e il 1486 si ricavano gli scarsissimi dati della sua biografia. Cominciò la sua attività a Venezia, dove il 10 apr. 1478 apparvero le Canzoni di Niccolò Lelio Cosmico in caratteri tondi (tipo 110 Proctor), estremamente chiari, piuttosto simili a quelli usati sempre a Venezia da Vindelino da Spira. Nel corso dello stesso 1478 il C. si trasferì a Padova, dove la sua attività è attestata dal colophon (peraltro privo dell'indicazione del giorno e del mese) dell'opuscolo di Matteo Collazio Responsio de fine oratoris. All'officina padovana del C. il Gesamtkatalog der Wiegendrucke, attribuisce i caratteri di un altro incunabolo, la Summa de sponsalibus di Giovanni d'Andrea, cui mancano tuttavia le indicazioni di luogo, tempo e tipografo. Tra il febbraio e il luglio 1480 il C. stampò a Treviso, dove si era nel frattempo trasferito, quattro volumi di diverso impegno e importanza. Il 24 o il 25 febbraio vide la luce la monumentale traduzione latina di Lampugnino Birago delle Antichità romane di Dionigi di Alicarnassò, quindi il 12 maggio, contemporaneamente, apparvero i Rudimenta grammatices di Niccolò Perotti e i versi del Martirio del novello Sebastiano di Giorgio Sommariva, un opuscoletto di sole sei carte che doveva fungere da introduzione al libello antisemita dello stesso autore, il Martirio del b. Simone da Trento, uscito il 14 luglio. Nemmeno a Treviso il C. rimase a lungo: già il 9 dicembre dello stesso 1480 dalla sua officina ristabilita a Venezia uscivano le Vite dei filosofi di Diogene Laerzio in traduzione italiana. I tipi del secondo e conclusivo periodo veneziano dell'attività del C. sono in genere caratterizzati da un corpo leggermente allungato (112/113) rispetto a quello usato per le Canzoni del Cosmico, secondo una tendenza che aveva già contraddistinto i prodotti della sua officina trevigiana. Nel corso del 1483 il C. stampò le Laudi di Leonardo Giustiniani (in agosto) nonché, senza indicazione di mese e giorno, la versione italiana delle Facetiae di Poggio Bracciolini e la commedia latina Epirota di Tommaso Mezzo. L'unica eccezione all'uso di caratteri romani da parte del C. si trova in un volume dell'anno seguente, le Consequentiae di Rodolfo Strode insieme col commento di Alessandro Sermoneta e i Dubia di Paolo della Pergola. Il libro, uscito il 30 apr. 1484, è stampato infatti in caratteri gotici molto vicini a quelli (tipo 75) usati qualche tempo prima a Venezia dal tedesco Georg Walch. In tondo sono di nuovo le Canzonette di Leonardo Giustiniani, ultimo libro stampato dal C. solo, apparso il 1º ott. 1485. Il nome del C. appare anche nel colophon di due volumi prodotti in collaborazione con altri tipografi. Il 12 ott. 1484 uscì a Venezia per le cure del C. e di Bernardino Rizzo da Novara una raccolta ciceroniana comprendente De officiis, De amicitia, De senectute e Paradoxa stoicorum, con i commenti di Pietro Marsi, Ognibene da Lonigo e Martino Filetico. L'edizione, esemplata su quella di poco precedente di Battista de Tortis, utilizza i tipi 111 e 82 (mai più usati nella successiva produzione del Rizzo) per il latino e 80 per il greco. L'ultima fatica nota del C. è un Virgilio finito di stampare il 21 giugno 1486 (senza indicazione di luogo) con la collaborazione di Cesare da Parma, figura molto secondaria della prototipografia italiana.
Dopo il 1486 del C. si perde ogni traccia.
Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979)

di Marco Palma

 

Giovanni Battista Celeri (1759 – notaio)

Pre­sidenti dell’Ospedale (oggi Pia Fondazione) di Valcamonica.

 

Decio Celeri (Lovere, 1550 – Romano Lombardo, 1626)

Appartenente ad una influente famiglia loverese, frequentò nel paese natale la pubblica scuola di grammatica dell’umanista esmatese Maffeo Marchesi, il quale nelle discipline letterarie e scientifiche lo formò tanto da consentirgli di seguire con molto profitto le scuole di medicina e di filosofia di Padova e di Bologna. Ottenuta la laurea in medicina, il Celeri prese la via della Germania e fu medico di corte a Vienna e presso i principi della Baviera e della Polonia. Ammirato e conteso per la sua scienza e per le guarigioni operate, fu gratificato con onori e ricchezze. Ritornato in patria, si stabilì a Bergamo, dove trascorse il resto della sua vita dedicandosi ai suoi studi prediletti. Padre Donato Calvi nella “Scena letteraria” scrisse che “ogni materia era al saper del Celeri agevolissima, fosse pur di rettorica, di poesia, di politica, d’istoria, d’astrologia, di geometria, di aritmetica, di cosmografia, di legge ancora civile e canonica, di teologia e sacra scrittura, niuna alla cognizione di questo soggetto i suoi segreti celava”. Impersonò quasi l’ideale pansofistico dell’umanesimo e scrisse vari trattati, fra i quali si ricordano una “Vita di Plutarco Cheroneo”, “Della retta educazione dei figli”, “L’Heroe” e “De affectibus animi”. Lasciò l’abbozzo di una “Cronologia di Lovere”.

http://www.bgpedia.it/celeri-decio/

 

A Decio Celeri è intitolato

l'Istituto Decio Celeri di Lovere, dove hanno sede i Licei Classico, Scientifco e Artistico.

http://www.istitutocelerilovere.it/

 

una via di Lovere

http://www.tuttocitta.it/mappa/lovere/via-decio-celeri

 

 

Don Giovanni Battista Celeri (vissuto tra Breno e Lovere nell’Ottocento)

Don Celeri nn sacerdote curioso ed eclettico vissuto tra Breno e Lovere nell’Ottocento, che – durante i suoi viaggi turistici in Italia – raccolse un numero enorme di documenti e informazioni da cui emerge l’immagine di un’Italia in via di formazione.

 

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